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논문 기본 정보

자료유형
학술저널
저자정보
저널정보
한국이탈리아어문학회 이탈리아어문학 이탈리아어문학 제40호
발행연도
2013.1
수록면
187 - 212 (26page)

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Boccaccio, insieme a Dante e Petrarca, si impone come modello prosastico letterario nella storia della lignua italiana. Mentre la lingua poetica viene fissata ben presto come posto stabile nell’ambiente della Toscana, quella della prosa non occupa ancora un certo spazio nel Trecento. Con il Decameron, Boccaccio aveva due lettori ben diversi: quelle persone della classe mercantile che desiderava appropriarsi del Decameron in volgare, e quegli intellettuali che privilegiavano il latino al posto del volgare. Nella trascrizione degli originali in volgare essi subiscono molte modifiche incluse tagli e inserzioni, mentre quelli tradotti in latino diventano anche più monotoni e anche tragici. Il Decameron si diffonde così tramite i copisti e Boccaccio, alla fine, ottiene un giudizio ottimo da parte degli umanisti, quali Leon Battista Alberti e Lorenzo il Magnifico soprattutto nel tempo dell’ "umanesimo volgare". La fortuna di questa lingua viene sancita in modo decisivo dalla tesi bembiana, successivamente assunta dall'Accademia della Crusca, secondo la quale il modello volgare deve essere il toscano letterario trecentesco, nobile lingua di letteratura, ma non il toscano del tempo. Ho presentato e analizzato in questa sede quale aspetto del linguaggio di Boccaccio ha contribuito alla normalizzazione dell'italiano scritto, focalizzando la ricerca sulla lingua e sulla forma lessico-grammaticale e sintattica del Boccaccio anziché sugli aspetti letterari.

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